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Aiuto! È scomparso il CASO CLINICO






Sicuramente avrete sentito l’espressione “caso clinico”. Oggi ci si riferisce comunemente ad esso come ad un qualcosa di strano, ad una anomalia in ambito sanitario.


Invece in origine rappresentava la raccolta che ogni medico faceva di tutto l’insieme dei sintomi, l’anamnesi, e qualsiasi informazione utile sul malato.


In pratica il medico si informava su tutto ciò che poteva aver influenzato lo stato di salute della persona, comprese abitudini, stili di vita e persino avvenimenti personali o traumi emotivi.


Era come tracciare una carta geografica della persona in modo da avere una visione completa della malattia e degli squilibri che l’avevano provocata.


In questo modo si curava quella malattia manifestatasi in quella persona, tenendo dunque conto delle peculiarità di ognuno di noi. Un approccio personalizzato.



Oggi invece abbiamo visto la spersonalizzazione della Medicina. La maggior parte dei medici attuali si concentra sulla malattia, spesso anche solo sullo specifico organo o apparato, avendo perso la visione di insieme dell’organismo e della persona come un tutt’uno di corpo-mente-spirito.


Ci osservano come se fossimo una macchina, con pezzi da riparare e sostituire, per cui il trattamento si riduce al mero intervento farmacologico o chirurgico.

Ma soprattutto curano la stessa malattia in maniera identica in tutte le persone, senza considerare la peculiarità con cui si manifesta in ogni individuo che è, per definizione, diverso da ogni altro.



Invece sarebbero molti gli strumenti a disposizione, dalla Fitoterapia all’Omeopatia, dalle Medicine Tradizionali Orientali…alla Meditazione e alla Preghiera. Si perché qualsiasi cosa stimoli la guarigione e il riequilibrio è da considerarsi medicina, senza pregiudizi, fosse anche solo effetto placebo.


Al contrario assistiamo ad un osteggiamento di tutto ciò che è diverso dalla medicina allopatica.


Non fraintendetemi, da farmacista penso che i farmaci siano strumenti essenziali, senza i quali non avremmo potuto raggiungere la longevità che caratterizza i nostri giorni.

Però, come tutti gli strumenti, vanno usati con consapevolezza, essendo sostanze non prive di effetti secondari.


La prima cosa da fare, come ci insegnavano all’università, è fare la valutazione beneficio-rischio. Sempre. Anche quando si prende un’aspirina.


Invece assistiamo ad un uso sconsiderato di antibiotici e cortisonici che parte dall’infanzia. Per non parlare delle prescrizioni di farmaci che servono a coprire gli effetti collaterali di altri farmaci.


Dovremmo avere più fiducia nel nostro organismo. Il corpo umano è una macchina perfetta, frutto dell’evoluzione di milioni di anni, possiede meccanismi incredibili, regolazioni sottilissime che ci lasciano tutt’oggi sbalorditi e, tranne in rari casi, è perfettamente in grado di autoguarirsi.


Spesso siamo noi che, credendo di fare cosa buona, lo rallentiamo con l’uso dei farmaci.


Se non ci renderemo presto conto di questo, potremmo assistere per la prima volta ad una riduzione della longevità, in quanto lo stesso strumento che ci ha permesso di arrivare fin qua, sta creando una generazione di malati cronici che potrebbero morire in età più giovane rispetto alla generazione precedente.

Dovremmo invece aprire le porte a tutti quei trattamenti che abbiamo a disposizione e che, come ci tengo sempre a ribadire, chiamerei medicine complementari, e non alternative.


Fortunatamente sempre più persone si stanno accorgendo di questo e possono fare affidamento, oltre che sui noi operatori olistici, su tutti quei bravi medici che sanno praticare la medicina causale, personalizzata e integrata.


Avanti verso la visione di una Salute Nuova!

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