Tempo fa, durante una manifestazione legata al mondo del benessere e dell’olismo, ho avuto modo di conoscere questa guida spirituale di tradizione induista che si fa chiamare Vinita*. Costei, grazie alle interconnessioni permesse dall’odierna tecnologia, possiede un discreto seguito in tutto il mondo e i suoi discepoli, se così possiamo chiamarli, intraprendono un percorso che culmina con il cambio del loro originario nome di battesimo con un nome spirituale, ovviamente in sanscrito.
Scopro poi con mia sorpresa che la signora, che porta avanti tradizioni orientali in lingua inglese, ha origini romane ed ha il suo “quartier generale” in Brasile, da dove promulga i suoi insegnamenti online a gente di tutto il mondo.
Che vi aspettavate? Sono gli effetti spirituali della globalizzazione.
Ma se da un lato trovo profondamente ridicolo farsi chiamare con nomi sanscriti alle nostre latitudini (ho sempre pensato che l’importazione di dottrine e religioni fosse una pratica deleteria in quanto solo chi è nato in un certo luogo geografico può comprendere appieno il fundus culturale e la mentalità che stanno alla base di certe pratiche e rituali) trovo, dall’altro lato, il fatto rassicurante.
Nella nostra società occidentale sempre più tecnocratica, meccanicista e nichilista, arrivano segnali dell’esigenza di un cambio di rotta. E siccome la tradizione cristiana, vuoi per tutte le nefandezze commesse dalla Chiesa nel passato e nel presente, vuoi perché presenta i tratti di una religione della colpa e della sofferenza, ha finito con l’allontanarci sempre di più dalla sua dottrina, ecco che ci rivolgiamo altrove alla ricerca di significati che colmino la nostra esigenza primordiale di sacro e di trascendente.
Questo è un fenomeno, badate bene, che avviene ovunque nel mondo. Spesso persone di livello culturale più o meno elevato, insoddisfatte di quei “pacchetti preconfezionati” che sono le loro culture di origine, vanno a cercare le risposte al di fuori dei confini dei loro Paesi.
Ho conosciuto persone in Messico, dove oltre al cattolicesimo di importazione troviamo una forte, e molto interessante, componente tradizionale di origine precolombiana, che si dichiaravano di religione Ebraica, o che sentivano il bisogno di andare a cercare “il senso della vita” nel profondo dell’Africa.
E così si genera questo guazzabuglio spirituale, questa commistione di tradizioni, dottrine, filosofie, che come già è avvenuto in passato, vengono rimaneggiate, spesso ad opera individuale e per uso collettivo, per adattarle al gusto e ai sapori della nostra società e della nostra epoca, un po’ come è avvenuto per i ristoranti di sushi.
Ma si sa che ogni tradizione spirituale, ogni testo sacro, ogni pratica religiosa, è destinata nel tempo e perdere il suo significato originario. Perché se è vero che nasce da un’intuizione, da una fulminea illuminazione, da un contatto diretto con il divino, è anche vero che nel tentativo di trasmettere agli altri tale intuizione si finisce con l’intellettualizzarla, facendole perdere la caratteristica sua propria di trascendenza.
È così, dopo secoli di ripetizioni degli insegnamenti, che le religioni si affievoliscono, che diventano solo un codice di precetti morali. È così che anche i testi sulla spiritualità danno vita ad una serie di elucubrazioni intellettuali che non portano a nulla dato che la mente non è certo lo strumento adatto per accedere al Divino.
Quello che io penso è che rivolgersi alle varie tradizioni spirituali e anche, perché no, alle loro interpretazioni moderne, sia un qualcosa che valga la pena fare, purché venga usato come spunto di riflessione (e magari di intuizione) individuale, senza aderire acriticamente a nessuna dottrina (il che sarebbe semplicemente uscire da un modo di vivere nichilistico per aggrapparsi ad una fede cieca dettata da altri come pura scialuppa di salvataggio e che rappresenta, in fondo, l’ennesimo “delegare ad altri”).
Credo che la ricerca spirituale sia un lavoro che vada svolto in solitudine, ognuno a modo suo, ognuno secondo il suo grado di coscienza. Anche perché non è possibile comprendere nessun elevato principio spirituale se prima non ne abbiamo fatto reale esperienza in noi stessi.
È come rileggere lo stesso libro dopo molti anni: a volte il reale significato arriva improvvisamente e ti trovi a pensare “È vero! È proprio così! Prima non lo avevo capito!”
*I nomi e i luoghi sono stati cambiati per ragioni di privacy