È il diavolo che si lamenta.
È il diavolo che ha fretta.
È il diavolo che vuole continuamente fare qualcosa, riempire il suo tempo.
Per non sentirsi inutile, perché spera, poi, di raggiungere quel tanto agognato picco di euforia. Perché gli hanno insegnato che è l’unico modo per sentirsi bene, per dimostrare agli altri e a sé stessi di esistere.
È il diavolo che scalpita, in questo momento, dentro di me.
Non ci vuole stare in questo attimo di pace e di silenzio.
Ecco perché il diavolo “ha paura della croce e dell’acqua santa”. Perché per lui è troppo, non riesce a contenere questo enorme Vuoto, non riesce a contemplare tutto questo Mistero.
Troppa Pace, troppo Amore, troppo Tutto e troppo Nulla, non si può vivere così è pericoloso!
Non ci si può abbandonare all’imprevedibile, al non conosciuto, il corpo rischia di morire! In tutti i sensi.
È un atteggiamento contrario all’istinto di autoconservazione che genera prudenza, anzi no, meglio paura. E istinto gregario.
Qui invece si è soli, perché soltanto da soli si può contattare Dio.
Soltanto nella solitudine dell’Anima, per poi scoprire, in realtà, che soli non si è…
Ah com’è bello riuscire ad abbracciare i paradossi! Nel nome della coerenza li abbiamo resi illegali. Eppure è nel paradosso che Dio vive e che noi dovremmo. Vivere.
Non dobbiamo essere perfetti ma integri diceva qualcuno.
E infatti è dall’unione del sole con la luna, della vita con la morte, del maschile con il femminile che nasce la completezza. Gli alchimisti parlavano del Rebis, dello Hieros Gamos. Jung, appunto, parlava di Individuazione del Sé.
Ed io, che in questo momento sento due forze, l’una tranquilla che sta nella pace e l’altra che scalpita e vorrebbe andarsene, decido di non combatterle o ostacolarle con la mente come sempre avrei fatto.
Le osservo, le assaporo, senza connotarle. Fanno parte dell’esperienza umana, devo imparare a liberarle e vedere dove mi portano.
La vita, in fondo, dovrebbe essere quella vera, quella vissuta, e non quella pensata come diceva Pessoa.
Post scrittum:
Se leggendo il testo si sono provate sensazioni quali paura e diffidenza (spec. alla vista della parola diavolo) o prurito simile a orticaria (quando citati concetti come croce, acqua santa e Dio) si prega di tornare all’inizio e rileggere spogliati di qualsiasi pregiudizio di matrice cattolica affinché ci si possa dare la possibilità di accogliere i simboli e gli archetipi qui evocati.