top of page
drssapanerati

Riflessioni metafisiche su una tovaglia natalizia



Quando ero piccola odiavo tutti gli oggetti e i tessili per la casa a tema natalizio. Le tovaglie bianche e rosse con i vari fiocchetti, gli asciugamani con ricamate le Stelle di Natale, le candele a forma di Babbo Natale e così via.

Come si possono acquistare, pensavo, oggetti da usare per massimo 15 giorni all’anno? Come si può amare qualcosa che parla solo di un evento così specifico? Lo trovavo inimmaginabile.

Quando fui più grande, poi, e mi ritrovai a vagliare i vari percorsi universitari che avrei potuto intraprendere, feci un pensiero per certi aspetti simile.

Di sicuro non farò Giurisprudenza, sentenziai. Non avevo la più pallida idea di ciò che avrei voluto fare da grande ma gli studi di Legge furono i primi ad essere esclusi.

Come si può dedicare la propria vita a studiare un qualcosa che è stato scritto dagli uomini che sono, per definizione, imperfetti e suscettibili d’errore? Come si può far assurgere a principio assoluto un qualcosa che è così relativo (al tempo, alla cultura, al tipo di società)?

Adesso se guardo indietro vedo come la mia vita sia sempre stata costellata da questo genere di pensieri. Ho sempre preferito al particolare il generale.

Pensavo, ad esempio, che se mai avessi scritto un libro, non avrei raccontato una storia specifica ma avrei parlato di concetti ampi ed “universali”, adatti dunque a tutto il genere umano.

Oggi mi rendo conto che l’esperienza specifica è in realtà il punto di partenza, necessario e imprescindibile, per l’astrazione (ringrazio per questo le candele kitsch di mia nonna).

Ma resta il fatto che la legge degli uomini (intesa anche come etica e come morale) è una legge particolare e contingente. Non è il summum bonum. O per lo meno a me così pare.


Ma perché questo bisogno di “generale”? Perché questa tendenza all’astrazione?

Con le consapevolezze di oggi capisco che è sempre stata un’esigenza.

Non mi sono mai completamente riconosciuta nelle abitudini, nei costumi, nelle tacite regole della società.

Ma c’è dell’altro, il mio era, fin da piccola, un bisogno di assoluto, che si è rivelato crescendo un vero e proprio anelito alla trascendenza.

Il nostro stile di vita materialista, che fa dell’esistenza carnale l’unico valore assoluto, come fosse l’unica cosa che possediamo, ci taglia fuori da un istinto primordiale e imprescindibile che è quello di rivolgersi all’invisibile e di farci delle domande.

Ma questo istinto è ancora vivo, ve l’assicuro, scalpita dentro di noi e si manifesta in ognuno in maniera diversa.

Quanti del resto possono dirsi soddisfatti della propria esistenza? Quanti sentono veramente e profondamente di avere tutto ciò di cui hanno bisogno? Perché questa continua inquietudine di fondo?

Molti di noi reagiscono a tutto questo cercando nuovi stimoli, facendo nuovi progetti. La maggior parte si butta a capofitto nel lavoro, compra una nuova macchina, si fa un selfie in una spiaggia da sogno e lo pubblica sui social.

Ma ho come la sensazione che stiamo guardando nella direzione sbagliata. Quelle che cerchiamo come soluzioni al problema paiono alimentarlo: rispondiamo ai problemi della vita materiale con più vita materiale!

Certo lì per lì proviamo sollievo, felicità per giunta, ma più simile ad esaltazione.

La vera Gioia invece è cosa ben diversa. E ci viene da momenti in cui non ci guardiamo dall’esterno per valutare il nostro operato, momenti in cui non facciamo qualcosa pensando ad un invisibile pubblico che ci guarda e plaude. Non so se mi spiego…

La vera Gioia ci viene da quei momenti in cui percepiamo noi stessi dall’interno, in cui viviamo in prima persona o meglio viviamo con l’Anima.

Sono quei momenti in cui ci dimentichiamo come siamo vestiti e in cui non misuriamo parole e comportamenti. Quando siamo profondamente noi stessi insomma.


Ma cosa ha a che vedere questo vivere con l’Anima e non con la Personalità, con l’istinto primordiale di ricercare l’assoluto? Che la riposta al nostro bisogno di trascendenza sia proprio dentro di noi?

Vi lascio con questa riflessione. Intanto ricordatevi di non regalarmi tovagliette natalizie.



Piccola postilla per chi avesse letto solo con l’intelletto razionale:

Ciò che è vero sul piano dell’eterno non vale sul piano temporale. Tradotto: quando dico che la morale e l’etica sono valori contingenti non istigo ad atti efferati!


Piccola postilla per chi avesse letto con la ghiandola pineale:

Capito?!




30 visualizzazioni
bottom of page